La rassegna dei miei sogni lucidi
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In questo sogno mi trovo a bordo di una sorta di piccolo coupe spider a viaggiare fari accesi contro la notte lungo dedali di strette strade circondate dalla campagna e dirette verso il mare. Una volta raggiunta la nostra destinazione, ci ritroviamo in un piccolo borgo nella cui piazza qualcuno ha montato delle baracche in legno che comunicano tra loro come a formare un unico lungo locale all’interno del quale sono disposti tavoli da lounge bar occupati da molte persone che bevono birra alla spina e si intrattengono convivialmente. Il presunto propietario del locale ci invita a sederci e ci offre da bere. Ricordo di aver trascorso alcuni momenti spensierati, anche insieme ad altre persone con cui ho avuto il piacere di fare conoscenza. D’un tratto noto l’assenza di questo mio amico ed esco quindi dal locale per cercarlo. Mi avventuro lungo stradine semibuie alla sua ricerca, ma senza alcun esito. In un primo momento decido di tornare a casa proseguendo a piedi (mi capita spesso nei sogni di attraversare lunghi tragitti a piedi per raggiungere casa), ma d’un tratto mi ritrovo in tasca le chiavi della sua spider e decido quindi di tornare indietro nel tentativo di recuperare almeno la vettura. A questo punto, dopo aver percorso una delle stradine, mi ritrovo di fronte ad una scogliera cinta da una sorta di lungomare turistico. Mentre osservo le onde notturne infrangersi contro gli scogli, realizzo dell’incongruenza tra questo scenario e quello del piccolo borgo prima descritto e, pertanto, acquisisco immediatamente lucidità. Mi giro intorno e noto due giovani ragazzi appoggiati alla ringhiera che guarda verso il mare. Mi avvicino ad uno di loro – trattasi di un ragazzo piuttosto grassottello e con dei capelli biondi molto corti – per rivolgergli qualche domanda. La mia prima domanda è, come da prassi:
“Sai di trovarti in un sogno?”
Dopo avermi osservato con due occhi estremamente vivi e luminosi, la sua risposta è affermativa.
A questo punto chiedo: “Ma allora tu esisti davvero?”
Se pur in modo contraddittorio rispetto alla risposta datami precedentemente, mi sento rispondere dal ragazzo: “Certo che si!”, mentre mi guarda con aria di sfida e mi sorride in modo sarcastico, come se comprendesse la posa provocatoria con qui mi accingo ad inquisirlo. Poi, d’un tratto sembra che la sua figura inizi a dissolversi, come quando un canale televisivo perde sintonia a causa di una interferenza, per poi riapparire. Insomma, dei due non so chi sia il vero provocatore. Inoltre, noto anche il suo amico ridere con atteggiamento di scherno.
Successivamente chiedo al ragazzo: “Ok, dimmi liberamente qualcosa di cui dovrei essere a conoscenza”
Il ragazzo mi guarda adesso con aria meno provocatoria e, stranamente, mi dice che quando mi capita di incontrare un PO, una delle cose che devo fare affinché aumenti la stabilità del sogno è mettere una mano nelle sue tasche (?). In questo modo, a suo dire, non solo diventerò estremamente più lucido, ma potrò estrarre anche “sorprese magiche” che mi aiuteranno a comprendere meglio il mondo dei sogni.
Infine, dato che comunque sono già abbastanza lucido e ricordo i compiti che mi ero assegnato, passo al momento dell’interrogazione sulle tabelline. In questo caso la domanda che mi viene da fare, così su due piedi, è “Quanto fa 20 x 80?”. Faccio il vuoto nella mia mente per non ottenere la soluzione, onde evitare che possa leggermi nel pensiero. Come già accaduto, anche in questo caso il PO mi rivolge un sorriso che denuncia imbarazzo e mi risponde di non sapere la risposta. Quindi, decido di aiutarlo e gli chiedo semmai di dirmi quanto fa 2 x 8, ricevendo in questo caso la risposta corretta. Infine, gli dico di aggiungere semplicemente due zeri per ottenere la risposta alla mia prima domanda sulle tabelline, così da cercare di impartirgli una regola. Incredibilmente, mi sento rispondere dal ragazzo che lui non è capace di contare al di sopra di 1000.
Nel corso del sogno ho avuto altri sprazzi di lucidità in cui ricordo anche di essermi intrattenuto per molto tempo con numerosi altri PO seduti intorno ad un tavolo di legno e con cui abbiamo fatto tante discussioni interessanti, ma mi dispiace ragazzi: ahimè, una volta svegliatomi , ho completamente perso traccia di tutto questo nella mia memoria.
Riporterò semmai qualche riflessione sulle risposte date dai PO nel topic “Intervista ai personaggi onirici” all’interno della sezione del forum intitolata “Esplora la mente”.
“Sai di trovarti in un sogno?”
Dopo avermi osservato con due occhi estremamente vivi e luminosi, la sua risposta è affermativa.
A questo punto chiedo: “Ma allora tu esisti davvero?”
Se pur in modo contraddittorio rispetto alla risposta datami precedentemente, mi sento rispondere dal ragazzo: “Certo che si!”, mentre mi guarda con aria di sfida e mi sorride in modo sarcastico, come se comprendesse la posa provocatoria con qui mi accingo ad inquisirlo. Poi, d’un tratto sembra che la sua figura inizi a dissolversi, come quando un canale televisivo perde sintonia a causa di una interferenza, per poi riapparire. Insomma, dei due non so chi sia il vero provocatore. Inoltre, noto anche il suo amico ridere con atteggiamento di scherno.
Successivamente chiedo al ragazzo: “Ok, dimmi liberamente qualcosa di cui dovrei essere a conoscenza”
Il ragazzo mi guarda adesso con aria meno provocatoria e, stranamente, mi dice che quando mi capita di incontrare un PO, una delle cose che devo fare affinché aumenti la stabilità del sogno è mettere una mano nelle sue tasche (?). In questo modo, a suo dire, non solo diventerò estremamente più lucido, ma potrò estrarre anche “sorprese magiche” che mi aiuteranno a comprendere meglio il mondo dei sogni.
Infine, dato che comunque sono già abbastanza lucido e ricordo i compiti che mi ero assegnato, passo al momento dell’interrogazione sulle tabelline. In questo caso la domanda che mi viene da fare, così su due piedi, è “Quanto fa 20 x 80?”. Faccio il vuoto nella mia mente per non ottenere la soluzione, onde evitare che possa leggermi nel pensiero. Come già accaduto, anche in questo caso il PO mi rivolge un sorriso che denuncia imbarazzo e mi risponde di non sapere la risposta. Quindi, decido di aiutarlo e gli chiedo semmai di dirmi quanto fa 2 x 8, ricevendo in questo caso la risposta corretta. Infine, gli dico di aggiungere semplicemente due zeri per ottenere la risposta alla mia prima domanda sulle tabelline, così da cercare di impartirgli una regola. Incredibilmente, mi sento rispondere dal ragazzo che lui non è capace di contare al di sopra di 1000.
Nel corso del sogno ho avuto altri sprazzi di lucidità in cui ricordo anche di essermi intrattenuto per molto tempo con numerosi altri PO seduti intorno ad un tavolo di legno e con cui abbiamo fatto tante discussioni interessanti, ma mi dispiace ragazzi: ahimè, una volta svegliatomi , ho completamente perso traccia di tutto questo nella mia memoria.
Riporterò semmai qualche riflessione sulle risposte date dai PO nel topic “Intervista ai personaggi onirici” all’interno della sezione del forum intitolata “Esplora la mente”.
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Riporto uno dei lucidi che credo valga la pena scrivere nel mio diario, dal momento che ho avuto modo di adempiere ad una task che avevo da lungo auspicato. In questo sogno mi ritrovo all’interno di una sorta di locale semi oscurato e frequentato da numerose persone, per la maggior parte molto giovani. Mi intrattengo a bere e a conversare con loro, quando un ragazzo dai capelli riccioluti e indossante una giacca a vento grigia si avvicina a me con aria sconsolata, dicendomi di essere stato mollato dalla sua ragazza. Trovandolo in uno stato piuttosto ansioso ed agitato, gli dico di assumere qualche goccia di valium, ma il mio consiglio è in realtà una sorta di battuta evasiva per togliermelo dai piedi. Dinanzi a me, altri ragazzi affrontano delle conversazioni di cui adesso purtroppo non ricordo nulla, ma che in quel momento mi suonano assurde: riesco in questo modo ad acquisire consapevolezza del fatto che stia sognando, ma l’ambiente inizia subito a destabilizzarsi e le sagome degli astanti iniziano lentamente a svanire. Nel tentativo di non sprecare l’opportunità di sognare lucidamente, provo a distendere la mia mente, così da liberarla da ogni ansia che possa far collassare il sogno. Inoltre concentro il mio sguardo sulle sagome che stanno per sfumare, nella speranza di farle riapparire. D’un tratto avverto come la sensazione di precipitare nel vuoto, come risucchiato da una sorta di black world, sebbene, guardando verso il basso, vedo nuovamente riapparire delle immagini che, ad ogni istante che si sussegue, sembrano sempre più definite e colorate. Mi ritrovo all’interno di una stanza, perfettamente conscio della mia lucidità e capace di mantenere il controllo. L’arredamento è quello di un salottino in cui, su una delle poltrone, si ritrova seduto G., un mio vecchio compagno di scuola dei tempi delle superiori, che mi appare sorridente e con lo stesso volto di quando era giovane. L’arredamento dell’ambiente è in realtà quello della piccola roulotte che G. teneva nel garage di casa sua, ai tempi in cui, nel pomeriggio, ero solito trovarlo per passare un po’ di tempo insieme. Tuttavia noto una porta finestra che si affaccia su di un balcone che si apre sulla strada sottostante, come se la stanza in cui mi trovassi fosse quella di un appartamento. A questo punto mi ricordo della task che avrei voluto compiere da tanto tempo: chiedo a G. di recitarmi liberamente una poesia inventata sul momento. Con mio grande stupore, dopo avermi accennato un sorriso di compiacimento, G. mi recita davvero una poesia relativamente lunga di cui, purtroppo, ricordo solo la seguente strofa:
Da un cielo senza spine
che taglia il futuro presente
occhi di pietra ti ascoltano
senza che tu dica niente
Sono così entusiasta nell’ aver potuto constatare l’inventiva del PO che persino l’ambiente circostante diventa ancora più nitido e mi appare con colori ancora più accesi. Inoltre G. mi continua a sorridere e a guardarmi come se questo gioco gli piacesse. Colto forse da un eccesso di entusiasmo e ancora più padrone del mio controllo sulla lucidità del sogno, decido di fare uno strano discorso a G., basato unicamente su mie indimostrate supposizioni, dicendogli che questo è un sogno e che lui, in veste di una probabile rappresentazione del mio inconscio, vive in una realtà parallela a cui io non posso accedere durante lo stato di veglia ovvero uno stato che probabilmente lui non può conoscere, così come io non posso conoscere la dimensione dei sogni a cui egli appartiene quando sono sveglio. Gli chiedo pertanto di descrivermi qualche frammento del suo vissuto a cui io non posso accedere durante la mia veglia. Lui, invece di rispondermi, poggia la testa sulla spalliera del divano e rivolge lo sguardo verso il soffitto. A questo punto, senza sapere come, mi ritrovo sul balcone prima menzionato, ad osservare il panorama sottostante: mi trovo ad una altezza notevole, in una sorta di quartiere dominato da grossi palazzi che costeggiano una larga carreggiata divisa in due sensi di marcia da una lunga e stretta aiuola su cui sono piantate delle palme molto alte e dalla folta chioma. Su di un’area della zona sottostante noto anche dei gazebo bianchi. E’ sera e la città è illuminata da alti lampioni. D’un tratto si alza un vento che agita sia i gazebo che la chioma delle palme. Il vento solleva anche me, come se avessi la leggerezza di una piuma, e mi sospinge oltre il balcone, facendomi fluttuare sotto la città. Provo a sfregarmi le mani per stabilizzare ulteriormente il sogno e provare così a volare secondo la mia volontà, ma inizialmente faccio fatica a congiungere i palmi. Quando riesco finalmente a sfregare le mani, dopo un certo sforzo, invece che stabilizzare il lucido, finisco per svegliarmi e accorgermi che le stavo sfregando anche nella realtà.
Nota: sia la strofa “poetica” che ho riportato in questo racconto che anche quelle che non ricordo con esattezza presentano qualcosa di ermetico che non necessariamente si richiama a concetti comprensibili. Tuttavia sono rimasto colpito della facilità con cui il PO riusciva a far combaciare i versi per trovare le rime. Sono quindi rimasto piacevolmente sorpreso di questa capacità dei nostri PO nel comporre delle strofe, senza richiedere alcuno sforzo alla nostra parte senziente.
Da un cielo senza spine
che taglia il futuro presente
occhi di pietra ti ascoltano
senza che tu dica niente
Sono così entusiasta nell’ aver potuto constatare l’inventiva del PO che persino l’ambiente circostante diventa ancora più nitido e mi appare con colori ancora più accesi. Inoltre G. mi continua a sorridere e a guardarmi come se questo gioco gli piacesse. Colto forse da un eccesso di entusiasmo e ancora più padrone del mio controllo sulla lucidità del sogno, decido di fare uno strano discorso a G., basato unicamente su mie indimostrate supposizioni, dicendogli che questo è un sogno e che lui, in veste di una probabile rappresentazione del mio inconscio, vive in una realtà parallela a cui io non posso accedere durante lo stato di veglia ovvero uno stato che probabilmente lui non può conoscere, così come io non posso conoscere la dimensione dei sogni a cui egli appartiene quando sono sveglio. Gli chiedo pertanto di descrivermi qualche frammento del suo vissuto a cui io non posso accedere durante la mia veglia. Lui, invece di rispondermi, poggia la testa sulla spalliera del divano e rivolge lo sguardo verso il soffitto. A questo punto, senza sapere come, mi ritrovo sul balcone prima menzionato, ad osservare il panorama sottostante: mi trovo ad una altezza notevole, in una sorta di quartiere dominato da grossi palazzi che costeggiano una larga carreggiata divisa in due sensi di marcia da una lunga e stretta aiuola su cui sono piantate delle palme molto alte e dalla folta chioma. Su di un’area della zona sottostante noto anche dei gazebo bianchi. E’ sera e la città è illuminata da alti lampioni. D’un tratto si alza un vento che agita sia i gazebo che la chioma delle palme. Il vento solleva anche me, come se avessi la leggerezza di una piuma, e mi sospinge oltre il balcone, facendomi fluttuare sotto la città. Provo a sfregarmi le mani per stabilizzare ulteriormente il sogno e provare così a volare secondo la mia volontà, ma inizialmente faccio fatica a congiungere i palmi. Quando riesco finalmente a sfregare le mani, dopo un certo sforzo, invece che stabilizzare il lucido, finisco per svegliarmi e accorgermi che le stavo sfregando anche nella realtà.
Nota: sia la strofa “poetica” che ho riportato in questo racconto che anche quelle che non ricordo con esattezza presentano qualcosa di ermetico che non necessariamente si richiama a concetti comprensibili. Tuttavia sono rimasto colpito della facilità con cui il PO riusciva a far combaciare i versi per trovare le rime. Sono quindi rimasto piacevolmente sorpreso di questa capacità dei nostri PO nel comporre delle strofe, senza richiedere alcuno sforzo alla nostra parte senziente.
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bellissimaDa un cielo senza spine
che taglia il futuro presente
occhi di pietra ti ascoltano
senza che tu dica niente
Una mia proposta è la creazione di una sezione artistica con disegni e poesie. Questa ci finirebbe dentro di sicuro.
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Ciao Luke! Grazie mille per il tuo apprezzamento. In realtà ho già pensato di creare una nuova sezione a tal proposito. Puoi dargli un'occhiata al seguente link:
http://www.sognilucidi.it/forum/viewtop ... =6&t=13039
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Hai fatto bene ad aprire il topic.Ciao Luke! Grazie mille per il tuo apprezzamento. In realtà ho già pensato di creare una nuova sezione a tal proposito. Puoi dargli un'occhiata al seguente link:
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Però il top sarebbe creare una vera e propria sezione del forum come quella del diario dei sogni lucidi. Solo che al posto di diari li potremmo chiamare album o qualcosa di simile
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Ok Luke, però controlla bene che una simile sezione non vi sia già. Se non erro, ricordo che in passato qualcuno ci aveva già pensato e molti onironauti avevano già postato diversi dipinti.
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Con grande gioia la scorsa notte sono riuscito ad avere un SL nel quale una voce fuori campo mi ha recitato un’altra poesia che stavolta sono riuscito a ricordare quasi per intero, probabilmente per ragioni che scriverò alla fine del post, ma procediamo con ordine e consentitemi di raccontare il sogno che ho avuto.
Sogno di fare visita ad una città di cui però non conosco il nome. Si fa sera e decido di entrare in un pub per bere qualcosa. Mi siedo ad un tavolo col mio boccale di birra, in compagnia di alcuni ragazzi per me sconosciuti ma con i quali decido di attaccare bottone, data la loro simpatia. C'è molto brulichio dentro al locale. Dopo aver scherzato a lungo con questi ragazzi, uno dei camerieri ci dice che si è fatta ora di chiudere e ci invita a lasciare il tavolo. Mi alzo dal tavolo e mi dirigo verso la cassa per pagare. Prima di raggiungere la cassa, un ragazzo a me familiare mi ferma per salutarmi e, dopo un breve scambio di battute cordiali, mi dice di aver trovato lavoro come autista di Berlusconi e di guadagnare ben 15.000 Euro al mese, mentre gli astanti iniziano a lasciare il locale. Congedatomi da questo ragazzo e finalmente raggiunta la cassa noto una cassiera molto carina e sexy che parla scherzosamente con i suoi colleghi camerieri, mentre ricambia anche i miei sorrisi quando la guardo. Poi, nel momento di pagare, mi dice di aver perso il foglietto della mia ordinazione, quindi le dico a voce cosa ho consumato. Lei dice di fidarsi delle mie parole, anche perché mi confessa di avermi notato mentre mi trovavo seduto al tavolo a bere e a scherzare, ma ha comunque bisogno di trovare il foglietto dal momento che gli serve come ricevuta da mostrare al suo principale per fare i conti di fine serata. Quindi si dirige nei pressi del tavolo a cui ero seduto per cercare questo foglietto. Nel frattempo trovo per terra uno scontrino e approfitto della sua temporanea assenza per scrivere sul suo retro il mio numero di telefono, sottraendo una penna poggiata accanto alla cassa. Quando la ragazza torna, le consegno lo scontrino dietro la scusa che qualcuno potrebbe averlo perduto, poi esco dal locale prima che lei si accorga di quello che ho scritto. Mentre passeggio per le strade della città comincio progressivamente a raggiungere la lucidità, fino a quando mi rendo conto che quella ragazza è solo un PO, ma proprio per questo mi chiedo se potrà mai accadere di rivederla in qualche mio futuro sogno. Quando la lucidità diventa molto forte, mi accorgo di perdere il senso della mia corporeità fisica e, come se io stesso fossi una sorta di automobile, percorro le strade del centro storico di questa città, in fila con altre macchine che lentamente scorrono e imboccano traverse, notando anche deboli e vaghe somiglianze con i palazzi della città in cui vivo realmente. Svincolatomi dal traffico urbano, mi immetto in una sorta di strada provinciale alberata che continuo a percorrere. D’un tratto, alle immagini della strada che scorre si sovrappongono parzialmente altre immagini decontestualizzate e credo che questo possa dipendere dal fatto che non riesca a concentrarmi abbastanza per mantenere stabile il sogno. Al contrario, accade che quando provo ad aumentare la mia concentrazione il sogno tende ad offuscarsi fino quasi a collassare. Decido pertanto di invertire il mio ragionamento e provare a lasciare la mia mente completamente libera da pensieri e lasciare il mio inconscio nella piena libertà di decidere cosa farmi apparire. L’idea pare funzionare: il sogno riappare e addirittura inizio a provare sensazioni sempre più piacevoli, fino ad entrare in una sorta di dimensione sinestetica dove, ad accompagnare le immagini, sopraggiungono anche melodie e parole di un brano da me mai ascoltato. In questo caso sono riuscito a ricordare ben tre strofe di questo brano, sia perché la lucidità, accompagnata da questa sensazione di benessere, era molto forte e sia anche perché il primo verso di ogni strofa veniva ripetuto come una sorta di mantra, portandomi a speculare sul fatto che ciò sia stato fatto di proposito dal mio inconscio allo scopo di farmi meglio entrare in testa la poesia. Finiti i versi della poesia, faccio quello che ormai sono solito indicare come “la mossa” (agitarmi con la testa in modo violento) per svegliarmi di proposito al fine di non perdere tempo prezioso per annotare le strofe che che ho postato nella sottosezione intitolata “Manifesto dei poeti onirici inconsci”.
Sogno di fare visita ad una città di cui però non conosco il nome. Si fa sera e decido di entrare in un pub per bere qualcosa. Mi siedo ad un tavolo col mio boccale di birra, in compagnia di alcuni ragazzi per me sconosciuti ma con i quali decido di attaccare bottone, data la loro simpatia. C'è molto brulichio dentro al locale. Dopo aver scherzato a lungo con questi ragazzi, uno dei camerieri ci dice che si è fatta ora di chiudere e ci invita a lasciare il tavolo. Mi alzo dal tavolo e mi dirigo verso la cassa per pagare. Prima di raggiungere la cassa, un ragazzo a me familiare mi ferma per salutarmi e, dopo un breve scambio di battute cordiali, mi dice di aver trovato lavoro come autista di Berlusconi e di guadagnare ben 15.000 Euro al mese, mentre gli astanti iniziano a lasciare il locale. Congedatomi da questo ragazzo e finalmente raggiunta la cassa noto una cassiera molto carina e sexy che parla scherzosamente con i suoi colleghi camerieri, mentre ricambia anche i miei sorrisi quando la guardo. Poi, nel momento di pagare, mi dice di aver perso il foglietto della mia ordinazione, quindi le dico a voce cosa ho consumato. Lei dice di fidarsi delle mie parole, anche perché mi confessa di avermi notato mentre mi trovavo seduto al tavolo a bere e a scherzare, ma ha comunque bisogno di trovare il foglietto dal momento che gli serve come ricevuta da mostrare al suo principale per fare i conti di fine serata. Quindi si dirige nei pressi del tavolo a cui ero seduto per cercare questo foglietto. Nel frattempo trovo per terra uno scontrino e approfitto della sua temporanea assenza per scrivere sul suo retro il mio numero di telefono, sottraendo una penna poggiata accanto alla cassa. Quando la ragazza torna, le consegno lo scontrino dietro la scusa che qualcuno potrebbe averlo perduto, poi esco dal locale prima che lei si accorga di quello che ho scritto. Mentre passeggio per le strade della città comincio progressivamente a raggiungere la lucidità, fino a quando mi rendo conto che quella ragazza è solo un PO, ma proprio per questo mi chiedo se potrà mai accadere di rivederla in qualche mio futuro sogno. Quando la lucidità diventa molto forte, mi accorgo di perdere il senso della mia corporeità fisica e, come se io stesso fossi una sorta di automobile, percorro le strade del centro storico di questa città, in fila con altre macchine che lentamente scorrono e imboccano traverse, notando anche deboli e vaghe somiglianze con i palazzi della città in cui vivo realmente. Svincolatomi dal traffico urbano, mi immetto in una sorta di strada provinciale alberata che continuo a percorrere. D’un tratto, alle immagini della strada che scorre si sovrappongono parzialmente altre immagini decontestualizzate e credo che questo possa dipendere dal fatto che non riesca a concentrarmi abbastanza per mantenere stabile il sogno. Al contrario, accade che quando provo ad aumentare la mia concentrazione il sogno tende ad offuscarsi fino quasi a collassare. Decido pertanto di invertire il mio ragionamento e provare a lasciare la mia mente completamente libera da pensieri e lasciare il mio inconscio nella piena libertà di decidere cosa farmi apparire. L’idea pare funzionare: il sogno riappare e addirittura inizio a provare sensazioni sempre più piacevoli, fino ad entrare in una sorta di dimensione sinestetica dove, ad accompagnare le immagini, sopraggiungono anche melodie e parole di un brano da me mai ascoltato. In questo caso sono riuscito a ricordare ben tre strofe di questo brano, sia perché la lucidità, accompagnata da questa sensazione di benessere, era molto forte e sia anche perché il primo verso di ogni strofa veniva ripetuto come una sorta di mantra, portandomi a speculare sul fatto che ciò sia stato fatto di proposito dal mio inconscio allo scopo di farmi meglio entrare in testa la poesia. Finiti i versi della poesia, faccio quello che ormai sono solito indicare come “la mossa” (agitarmi con la testa in modo violento) per svegliarmi di proposito al fine di non perdere tempo prezioso per annotare le strofe che che ho postato nella sottosezione intitolata “Manifesto dei poeti onirici inconsci”.
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